In un contesto post pandemico e con il ritorno dell’inflazione come scenario di fondo dei nuovi corsi economici mondiali, gli Italiani vedono crescere le proprie quote di risparmio. Secondo un recente studio condotto da Intesa San Paolo, i Titoli di Stato e le Obbligazioni in generale restano gli strumenti finanziari preferiti.
Ma perchè risparmiano gli Italiani?
Più o meno consapevolmente, la scelta di risparmiare piuttosto ché spendere dipende dalla volontà di possedere una casa di proprietà o/e garantire un futuro per i figli.
In un processo di pianificazione finanziaria familiare, la prassi prevede che prima di iniziare a risparmiare bisognerebbe stabilire il “perchè” (cioè l’obiettivo finale) e “per quanto” (quanti soldi ci vogliono per raggiungere tale traguardo). Molto spesso è proprio quest’ultimo punto che viene trascurato.
Se per l’acquisto di una casa esiste un prezzo di mercato dal quale può derivare la decisione di acquistare o meno la casa in un determinato momento, per la priorità figli le idee sembrano meno chiare, visto che molto spesso i genitori non riescono a quantificare il costo (per esempio) di cinque anni di un piano di studi universitario, come anche la spesa per un eventuale avvio di un’attività lavorativa di un figlio. Inoltre, in termini di tempo si potrebbe erroneamente pensare di avere sempre abbastanza tempo per adoperarsi.
Quanto costa l’università in Italia oggi?
In questo articolo vogliamo dare qualche dato numerico per quantificare lo sforzo economico che una famiglia dovrebbe sostenere se un proprio figlio decidesse di proseguire gli studi.
Generalmente le facoltà scientifiche (Matematica, Fisica e Ingegneria, ma anche Architettura e Medicina) prevedono costi più alti rispetto a quelle umanistiche (come Lettere o Sociologia), l’importo delle tasse universitarie dipende, oltre che dall’ateneo prescelto, dalla condizione economica e dalle fasce ISEE.
Le rette passano dai 3.000 euro annui per chi frequenta l’Università La Sapienza di Roma alla Statale a Milano la cui retta annuale spazia da 4.000 a 8.000 euro per la laurea triennale e la magistrale in Filosofia e Psicologia; i corsi in Medicina e Odontoiatria possono costare fino a 20.000 e 50.000 euro l’anno.
Incrementano i costi per le università private, toccando nel caso degli atenei più rinomati, i 15.000 euro l’anno. Per frequentare un corso triennale alla Bocconi, il costo annuo ammonta nello specifico a 13-14.000 euro.
Tra le voci da considerare anche l’alloggio. Il peso dell’affitto varia in base al tipo di sistemazione. Per esempio, per un appartamento condiviso a Milano si può arrivare a pagare anche 650 euro mensili.
Spese di vitto, cui vanno sommate bollette, abbonamento ai mezzi di trasporto, materiale didattico, eventuali extra per uno studente fuori sede può aggirarsi fra i 700 e i 1.000 euro al mese. Mediamente, quindi, il costo di un triennio all’università pubblica si può stimare in 35-45.000 euro.
Milano rappresenta una realtà a sé in quanto, secondo alcune simulazioni elaborate della Società di Consulenza Consultique Scf, uno studente fuorisede che voglia trasferirsi a Milano sosterrebbe un costo per una laurea triennale tra i 36.000 e gli 83.000 euro.
L’importanza della Pianificazione Finanziaria
Stando a questi dati emerge la spesa consistente a carico delle famiglie italiane, al netto ovviamente di eventuali agevolazioni economiche e borse di studio.
D’altro canto, riteniamo che le famiglie debbano avere contezza di queste cifre molto tempo prima che i figli raggiungano questa fase delicata.
Avere bene in mente quanto costa un ciclo di studi universitario, può creare maggiore consapevolezza (e maggiore convinzione) nella scelta di risparmiare, senza disperdere il patrimonio su altri obiettivi minori e valutando soluzioni di investimento opportune.
Come rappresentato all’inizio di questo articolo, a noi Italiani la propensione al risparmio non manca, ma l’eccessiva concentrazione su strumenti a reddito fisso potrebbe non pagare nel lungo periodo.
Data la portata di un impegno finanziario quale l’università dei figli, resta fondamentale lasciare spazio agli strumenti finanziari azionari nel portafoglio di investimento; anche se non c’è garanzia alcuna che i rendimenti passati possano rispecchiare quelli futuri, nel lungo periodo le azioni continuano ad essere lo strumento che offre storicamente maggiore rendimento, sfruttando il tempo come fattore di riduzione del rischio generale.
Ricordiamo infatti che la prospettiva di maggior rendimento sul lungo periodo, facilita e contribuisce a ridurre l’impegno del risparmio, rispetto al montante finale necessario.