La nostra età media si sta allungando.
Tuttavia, anche se l’allungamento dell’aspettativa di vita appare uno scenario desiderabile, non è privo di complicazioni sia a livello individuale che a livello sociale, come per esempio la perdita di autosufficienza.
E oltre alla vecchiaia, altri avvenimenti spiacevoli come un infortunio o una malattia possono minare la nostra autosufficienza.
Riusciremo anche in questa eventualità a conservare uno stile di vita dignitoso e a non gravare sui nostri familiari?
Cos’è la non autosufficienza?
La non autosufficienza rappresenta l’incapacità di compiere autonomamente le funzioni essenziali della vita quotidiana:
- Muoversi
- Alzarsi
- Nutrirsi
- Lavarsi
- Vestirsi
- Espletare le funzioni fisiologiche
Questa condizione implica dunque la necessità della presenza fisica e dell’assistenza costante di un’altra persona.
La non autosufficienza esiste da sempre e ha un impatto sul bilancio familiare
Colpisce principalmente le persone anziane, ma anche chi subisce gravi infortuni o malattie. Il Servizio Sanitario Nazionale, che ha sempre fornito sostegno alle persone non autosufficienti, negli ultimi anni ha iniziato a tagliare le spese ad esse dedicate. Di conseguenza queste spese gravano sulle spalle del malato e dei suoi parenti, portando circa il 40% delle famiglie italiane a faticare per sostenere tutti i costi legati al supporto di un loro caro non più in grado di provvedere a se stesso (fonte: Rapporto sul bilancio di welfare delle famiglie italiane, 2018, MBS Consulting).
Le soluzioni possibili, per chi vuole tutelarsi, sono due:
– un piano di accumulo (o più in generale attraverso l’impiego di risorse finanziarie accumulate negli anni);
– una polizza dedicata al rischio perdita di autosufficienza.
La scelta di creare una “pensione di accompagnamento privata”, attraverso le proprie risorse finanziarie, potrebbe essere poco efficace e impegnativa, in quanto richiederebbe risorse economiche consistenti, oltre alla necessità di individuare soluzioni adeguate nella forma e nel rendimento; il rischio concreto, quindi, sarà di mancare l’obiettivo.
Nel caso di una polizza dedicata, invece, l’impegno finanziario è decisamente più contenuto e soddisfa il bisogno richiesto, dato che viene stabilito a priori l’importo della pensione complementare di accompagnamento che si vorrebbe percepire dalla Compagnia di Assicurazione. Sarà quest’ultima a stabilire il rischio e quindi l’importo del premio che il cliente dovrà versare.