Cosa c’entra la famosa Icona di James Bond – Agente 007 con il titolo?
Nulla, ma sempre di “Bond” si tratta!
In effetti questo è il termine inglese per definire lo strumento delle “obbligazioni”; in linea generale possiamo per sintesi affermare che, all’interno di questi strumenti finanziari rientrano i Titoli di Stato e i prestiti obbligazionari privati. Tali strumenti finanziari , emessi da uno Stato o un Ente privato, rappresentano un finanziamento per le proprie attività caratteristiche in cambio di un compenso economico, ovvero la “cedola”.
Dal lato degli investimenti le obbligazioni si differenziano dalle azioni, tra i tanti aspetti giuridici, patrimoniali ecc., soprattutto per il minore grado di rischio che storicamente le ha caratterizzate.
Le obbligazioni, ed in particolare i Titoli di Stato, sono stati uno strumento di riferimento nei portafogli degli Italiani che, da sempre, sono stati attratti della cedola, quale forma tangibile di remunerazione costante; più in generale, nell’ambito della costruzione di un portafoglio di investimento, le stesse dovrebbero svolgere la funzione di “stabilizzatore”, dato il loro andamento non collegato con quello delle azioni.
Da più di un decennio a questa parte però la funzione delle obbligazioni ha ridotto la sua importanza quale fattore diversificante rispetto alle azioni. Infatti i continui stimoli all’economia dopo la Crisi Finanziaria, ha portato le banche Centrali a ridurre i tassi e ad immettere liquidità in continuazione sui mercati, portando i rendimenti allo prossimi o quali a zero.
Come funzionano le obbligazioni?
L’andamento dei prezzi delle obbligazioni non sembra immediatamente comprensibile ai risparmiatori. In sostanza, hanno un meccanismo inverso di valorizzazione. Questo comporta che quando i tassi di riferimento salgono (i tassi stabiliti delle Banche Centrali), il valore dell’obbligazione negoziata sul mercato scende. Non ci dilunghiamo sul funzionamento tecnico di questa relazione inversa, anche perché l’andamento dei mercati, e quindi anche delle obbligazioni, è influenzato da innumerevoli fattori.
Ma quanto appena esplicitato rappresenta uno dei motivi per cui le obbligazioni hanno sofferto una perdita di valore nel corso del 2022 e buona parte del 2023. Ciò che ha caratterizzato quest’ultimo anno e mezzo sono state le politiche restrittive delle Banche Centrali che, con l’aumento preoccupante dell’inflazione, sono state costrette ad alzare i tassi di riferimento per cercare di frenare la crescita economica e quindi ridurre il tasso di crescita dei prezzi alla produzione e al consumo. Ecco che torna la relazione inversa delle obbligazioni.
Aumentano i tassi e scendono i rendimenti!
Perché oggi si parla tanto di Obbligazioni?
Attualmente sembra che le politiche di inasprimento dei tassi di riferimento, oltre ad altre azioni economiche e fiscali proposte dagli Istituti Centrali, stiano evidenziando di un rallentamento economico. Lo scenario che gli investitori ipotizzano sarebbe che le Banche Centrali, soddisfatte dell’andamento economico in frenata, siano portate nel 2024 (???) a ridurre i tassi. Cosa che “dovrebbe” essere favorevole alla crescita del mercato obbligazionario. Si sente dire di questi tempi “bad news, good news”: è come dire che le cattive notizie, in questo momento, hanno i loro aspetti positivi per gli investitori.
La storia della finanza insegna, però, che i mercati non hanno cicli regolari e prevedibili; gli stessi, infatti, possono essere alterati dalle decisioni economiche delle Banche Centrali ed anche dei contesti geopolitici instabili. In più la vera incognita, in questo momento è se, detta nel gergo non propriamente finanziario, il “piede sul freno” non rischi di inchiodare l’economia.